Stavo riflettendo sulla serata passata all'incontro di mercoledì sul tema dell'omosessualità nel mondo e mi è venuto in mente Pirandello che, in "Uno, nessuno e centomila" scrive:
Nascere è un fatto. Nascere in un posto anziché in un altro, ve l'ho già detto; e da questo o dal quel padre, e in questa o in quella condizione; nascere maschio o femmina; in Lapponia o nel centro dell'Africa, bello o brutto; con la gobba o senza gobba: fatti. E anche se perdete un occhio è un fatto, e anche se li perdete tutti e due, e se siete pittore è il peggior fatto che vi possa capitare.
Bisogna che s'intrappoli l'essere in una forma, e per alcun tempo si finisca in essa, qua o là, così o così. Ed ogni cosa, finché dura, porta con sé la pena della sua forma, la pena di esser così e di non poter essere altrimenti.
E nascere in una parte del mondo e sentirsi diversi a causa della propria sessualità: è un fatto!
L'incontro dei Giovani Cassero, completo di chiacchiere, cena e attività, è andato arricchendosi con la presentazione del libro di Philipe Castetbon "Les condamnés".
Il fotografo francese ha trovato un mezzo particolare per parlare dell'omosessualità in relazione alle leggi vigenti in stati di tutto il mondo. Attraverso internet è riuscito, in 51 casi, a raggiungere persone con cui ha realizzato il progetto.
La formula del libro è semplice che arriva sicura e veloce: una foto con il volto coperto, una frase che dice: “Nel mio paese, la mia sessualità è un crimine” nella lingua d'origine ed un commento.
Persone come tanti che vivono in situazioni particolari, a prescindere da religione, cultura, tradizione, dove l'omosessualità è un crimine e viene punita come tale. Abbiamo guardato alle persone in quanto individuo vittima di leggi contro la propria sessualità. Esatto: sessualità.
Parlare di difficoltà a causa della propria sessualità indica voler mettere sullo stesso piano tutti: razza, religione, colore e quant'altro possa differenziarci tra di noi.
Sessualità ed individuo. Ecco le parole chiave che sono riuscita a portarmi a casa la sera. Abbiamo parlato da persona a persona. Le foto, i commenti, le paure di vivere sentendosi più che diversi quasi in pericolo (perché frustate, pena di morte, ergastolo, esilio, prigione sono alcune delle reali pene che si posso subire) ci hanno fatto andare anche oltre. Il libro, le foto, il progetto di Philipe ci ha portato a riflettere anche su di noi. Sulla nostra società, sul nostro comportamento nei confronti degli altri: questo l'argomento introdotto da Giorgio Dell’Amico, responsabile del progetto Arcigay IO (Immigrazioni e Omosessualità) e cioè l'aiuto morale, giuridico che l'associazione pone in essere nei confronti di coloro che fuggono dal loro paese d'origine, o dalla propria famiglia, e che chiedono asilo in un paese come l'Italia.
Riprendendo Pirandello: nasciamo e siamo quello che siamo. Siamo nati in un posto anziché in un altro, siamo nati fortunati o meno fortunati: son fatti. Di fatto si è nati. E nel momento in cui nasciamo e ne prendiamo coscienza, allora capiamo l'importanza di tale avvento e viviamo affinché per noi e per gli altri le cose possano migliorare.
La discriminazione purtroppo ci riguarda tutti, il monito era: se c'è qualcosa da fare per aiutare qualcuno a prescindere da razza e religione, credo e colore, la faremo.
Il progetto di Philipe ci ha quindi introdotto in una linea di pensiero utile e decisamente importante. Il libro è veramente bello, sfogliato dal vero, visto su internet. Le foto, le testimonianze sono uno specchio della realtà mondiale, o almeno di una parte del mondo.
I link utili sono:
e il progetto IO – Immigrazione e Omosessualità
http://www.arcigay.it/immigrazione-e-diritto-di-asilo/