giovedì 16 febbraio 2012

Born This Way?!

L'incontro della scorsa settimana del gruppo ha introdotto un argomento vasto e ampio: cosa rispondereste alla domanda “Si nasce o si diventa?”.

Dopo una prima introduzione, nascono domande del tipo: come hanno risposto la psicologia la scienza o la genetica? Cercano tutt'ora di farlo oppure no, e in passato cosa hanno fatto?
La psicologia ha sempre cercato, sin da principio, di trovare spiegazioni all'omosessualità vista come malattia o devianza, come qualcosa di diverso da curare, da migliorare. Tesi di tutti i tipi hanno preso spazio nei convegni e sui libri di testo, nelle università e negli studi privati. Alle tesi si sono succedute cure, medicine, torture vere e proprie che tendevano a “curare” l'omosessualità. Come se l'omosessualità fosse qualcosa di malato, di diverso, da curare, da far tornare alla normalità che è, in questo caso, l'eterosessualità.




















In questi giorni ho cercato di riflettere concentrandomi sì sulla domanda posta inizialmente, ma anche su quello che era stato espresso durante l'incontro dove avevo notato un certo timore, e quindi presa di distanza, nei confronti delle discipline che cercano di trovare una risposta al "fenomeno omosessualità" (passatemi il termine, temporaneamente) tra cui anche la scienza e la genetica.
Si teme, paura più che legittima, che le scoperte della scienza possano essere utilizzate in modo certamente negativo, a livello genetico, nell'uomo. E questa paura è anche legata al considerare davvero l'omosessualità come qualcosa di diverso, diverso da quello che il contesto intorno a me mi dice che è normale.
C'è la paura che manchi un cromosoma o che sia di troppo, che sia messo nel "posto sbagliato" o che sia di colore diverso, che qualcosa differenzi il mio essere dall'essere comune. Fatto sta che il timore di sentirsi diversi e quindi il disagio che tale situazione porta con sé ci tiene a distanza da certe scoperte. Ci si augura che non si scopra mai nulla, ci si augura che non ci sia nulla da scoprire perché vogliamo essere considerati esattamente come gli altri. E lo siamo, come gli altri.
Parliamoci chiaro: avere qualcosa nella nostra genetica che ci fa essere quello che siamo, significa automaticamente che siamo diversi? Ma diversi da chi? Dalla maggioranza forse. Un cromosoma in più o in meno ci rende meno uguali agli altri? Siamo persone che si comportano esattamente come tutti. Io non mi sento diversa dai miei amici d'infanzia ma, soprattutto, non mi voglio sentire tale! Loro non mi escludono ed io non lo faccio con loro.
Ma soprattutto, chi definisce cos'è giusto e cos'è sbagliato? E' sbagliato ciò che va a ledere il rispetto, il buon costume, l'amore per e verso gli altri. E' sbagliato ciò che va a far male, a far soffrire noi stessi e chi ci sta intorno. Non mi pare che essendo noi stiamo facendo soffrire chi ci sta intorno, non credo che scoprirsi significhi necessariamente far star male qualcuno. Se ci vogliamo bene avremmo bene anche nel confronto di altri. Se tutti ci consideriamo uguali a prescindere anche dalla genetica, allora non dovremmo avere paura!

Ma perché questo sentimento nel sentirsi diversi? Cosa vuol dire scoprirsi?
Perché, il fatto è semplice, siamo nati e cresciuti all'interno di particolari (non uguali per tutti) tradizioni e costumi della società che ci hanno condizionato durante la nostra crescita. Mamma e papà, fratelli e sorelle, matrimoni, il catechismo, gli amici. Schemi che, non c'è da dar colpa a nessuno, esistono. Arriva poi il momento in cui ci sono domande particolari che rivolgiamo a noi stessi e in quelle domande capiamo come ci sia una differenza tra quegli schemi e quello che noi desideriamo dentro di noi. Ecco che ci si scopre. Ecco che si capisce cosa siamo, cosa vogliamo e cosa vorremmo essere. Ecco in quale forma ci immaginiamo nel futuro e accanto a chi ci immaginiamo.
Ho chiesto, ho posto la domanda in giro, se nasciamo o diventiamo, ho riflettuto e abbiamo riflettuto e alla fine, la maggior parte delle situazioni mi diceva che, ci si nasce. Come nascono tutti gli altri! Dalla pancia di una donna, per un incontro casuale tra uno spermatozoo e un ovulo, ci tagliano il cordone e ci danno uno schiaffo per sentire quanta voce abbiamo in corpo, perché ne abbiamo! Come tutti del resto...e come tutti nasciamo, cresciamo e scopriamo che ci piace una cosa piuttosto che un'altra.

Quindi, per rispondere alla domanda iniziale: “si nasce o si diventa?” La mia risposta, come quella venuta fuori durante l'incontro, è che ci si scopre. Forse ci si nasce ma è solo più tardi (più tardi generico, chi prima chi dopo chi mai) che comprendiamo che noi stessi siamo uguali ma solo in modo differente dagli altri e non per questo, e tendo a puntualizzarlo, sbagliato!
Tendo a puntualizzarlo per quello che dicevo prima. In modo diverso io amo una persona, in modo diverso io esprimo il mio amore, in modo diverso agisco però amo anche io e, qualcuno mi dica il contrario, il sentimento di amore e affetto è alla base uguale per tutti! Quindi quel che siamo lo scopriamo solo dopo, l'importante è che si scopra, per sentirci meglio, l'importante è che non si faccia del male, l'importane non è essere diversi o sentirsi tali, è essere uguali solo in maniera differente, il che non deve avere accezione negativa.
Da puntualizzare anche un'altra cosa. Gli effetti negativi che le scoperte scientifiche possono portare con sé possono esistere, ma fino ad allora, finché non scopriranno qualcosa, l'unica cosa da fare è educare, far conoscere, far crescere, comunicare con chi non conosce ed ha paura della novità, o con chi discrimina!

Paola Rosi

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